FRANK ZAPPA – Un ricordo biografico di un genio del 900

 

Frank Zappa

Frank Zappa

Absolutely free

di Massimo Marchini

Rock’n’roll, blues, classica contemporanea, jazz, doo-woop, vaudeville, musique concrête: l’alchimista Frank Zappa ha distillato in bizzarri alambicchi tutto ciò che lo ha preceduto e che gli stava intorno. Genio iconoclasta, ha sputato fiamme e vetriolo sulla società americana e sullo stesso mondo dei “freak” che lo aveva partorito. La sua è una storia di deragliamenti continui, all’insegna di una sfrenata libertà creativa

Un genio iconoclasta, una mente libera, indipendente e acuta che sputa fiamme e vetriolo contro l’AmeriKa, non solo quella di Nixon e della guerra in Vietnam, ma anche quella dell’ipocrisia sessuofoba, del falso moralismo, del dio-denaro.
Nemico acerrimo dell’uso di droghe d’ogni tipo e delle condizioni standard delle sue chitarre elettriche, che faceva modificare maniacalmente, tiranno despota all’interno delle sue band, ma persona gentilissima e generosa nella vita reale.
Un musicista che ha saputo distillare con singolare intelligenza e inconfondibile personalità un sincretismo musicale ineguagliato e forse ineguagliabile. Come diceva Carmelo Bene, musica de-genere, ossia non etichettabile, incapsulata in un genere. Rock’n’roll, blues, musica classica contemporanea, jazz, doo-woop, vaudeville, musique concrête, Zappa-alchimista distilla in bizzarri alambicchi tutto quanto lo ha preceduto e quanto gli sta intorno a formare, appunto, quello stile inconfondibile, zappiano. Meglio iniziare dagli inizi.

Il padre, di origini italiane, lavora per il governo. A causa di ciò la famiglia Zappa si sposta di città in città, stabilendosi a Baltimora, nel Maryland, dove Frank Vincent nasce il 21 dicembre 1940. La salute cagionevole del giovane Zappa conduce la famiglia a stabilirsi prima in Florida, poi a tornare ancora nel Maryland (dove Frank si riammala), quindi in California ove il clima è assai più favorevole e dove Zappa senior trova lavoro come insegnante di “metallurgia” (Frank ha sempre detto che non ha mai capito che cosa significasse e che titoli avesse suo padre per insegnare).
Frequenta la Antelope Valley High School e la vicinanza dell’ambiente culturale dei sobborghi della metropoli di Los Angeles segna le sue fascinazioni giovanili. La musica nera, i coretti doo-woop, il kitsch dei pachucos (giovani impomatati dalla vistosa “banana” al confine col vicino Messico). Prima come batterista, poi come chitarrista autodidatta, Zappa muove i suoi primi passi in band dal nome evocativo come The Blackouts oppure Joe Perrino & The Mellow Tones.
L’ambiente è quello pre-“American Graffiti”, per intenderci. Ma ricordo che Frank, in una delle ultime interviste che mi ha rilasciato, nel 1988, mi ha detto, tagliando corto sull’argomento e sfoderando una delle sue voci più cavernose : “Tu non c’eri. E chi non c’era non può capire”.

Di quegli anni il mitico incontro, in un negozio Sam Goody, con un Lp (in quell’epoca si viaggiava a singoli, più sintetici ma soprattutto economici) di Edgar Varése. “Mi affascinò immediatamente la sua foto sulla copertina: sembrava uno scienziato pazzo”. “Ionisation”, opera per percussioni, aprì un fantasmagorico universo di possibilità espressive, timbriche al giovane Zappa, che consumò “con una puntina di osmio” i solchi del disco, imparando quell’organizzazione dei suoni che sarebbe poi divenuta uno dei suoi più grandi talenti.

Zappa si fa le ossa passando le notti in uno studio di registrazione autocostruito da un certo Paul Buff, a Cucamonga. I soldi sono pochissimi e Frank, che nel frattempo a 19 anni si è sposato, trova i soldi per comperarsi una chitarra elettrica componendo musiche per due film di infimo livello: “The World’s Greatest Sinner” e “Run Home Slow”. Ancora in ristrettezze economiche, registra cassette hardcore con un’amica facendosi beccare da un vice-sceriffo e condannare a 10 giorni di prigione. Compra lo studio da Buff e lo rinomina Studio Z, cominciando a lavorare producendo singoli surf, raccolti poi in varie antologie quali “The Cucamonga Years” o “Rare Meat”.

Frequenta anche Don Van Vliet, bizzarro individuo dalla strana voce rauca e potente, con cui trascorre memorabili notti sotto le stelle del deserto del Mojave, ascoltando dischi di rhythm’n’blues e condividendo quel grado di intimità che solo due giovani pieni di progetti per il futuro e con due chitarre possono raggiungere.
Frank riconosce il talento di Don e lo ribattezza Captain Beefheart. Lavora anche alla sceneggiatura di un film che non vedrà mai la luce, “Captain Beefheart vs. The Grunt People”.

Entrato in contatto con musicisti dell’area di L.A., forma il suo progetto di gruppo, le Mothers, con Elliott Ingber, dotato chitarrista, Roy Estrada, bassista il cui falsetto caratterizzerà il primo periodo delle Mothers, e Jimmy Carl Black, meticcio pellerossa, batterista, Don Preston, tastierista jazz e Bunk Gardner, sax, anch’egli proveniente dall’area jazz. La band stralunata ha in Frank il genio catalizzatore. Comincia a sperimentare il progetto/oggetto musicale che porterà avanti con tenacia per tutta la sua prolifica carriera. Nella Los Angeles dei Byrds e del surf, le bizzarre Mothers diventano un’attrazione nei locali più trendy; Zappa si circonda dei personaggi più singolari, i “freak”, persone al confine della follia, che attraggono Frank stimolandone l’incontenibile creatività. Al Sunset Strip e al Whisky a Go Go era facile imbattersi in un pittoresco show delle Mothers.

Non molto tempo dopo, Zappa riesce a ottenere un contratto con la Verve, etichetta jazz della MGM, che scrittura la band aggiungendo “of Invention”, al nome per evitare secondi sensi sconci. Tom Wilson, produttore di Bob Dylan e John Coltrane, produce Freak Out!, il primo album delle Mothers Of Invention. Esce nell’agosto del 1966 ed è una vera rivoluzione: Zappa riesce a catturare l’energia dei freak, delle menti libere che affollano la California, beatnik, poeti di strada, condensando idee politiche e musicali, con tipica intuizione, prevedendo gli accadimenti dei prossimi, tumultuosi, mesi. Un disco doppio d’esordio era una cosa impensabile per quei tempi. Brani come “Help I’m A Rock”, di pura avanguardia o “The Return Of The Son Of Monster Magnet”, dove musica contemporanea, free-jazz e suggestioni blues si fondono in qualcosa di veramente nuovo e inedito, si affiancano a disilluse pop-song quali “Go Cry On Somebody’s Else Shoulder”. “Trouble Every Day”, brano che verrà ripreso più volte durante l’intensa carriera di Frank, descrive con piglio giornalistico i disordini razziali di Watts.

Di questo periodo la celeberrima partecipazione al talk-show televisivo di Joe Pyne; non era raro che, non appena presentato un nuovo ospite, Pyne, ex veterano, si lanciasse in un attacco personale prendendosela particolarmente con i “capelloni”: attori, cantanti e uomini di spettacolo. Erano tempi nei quali ancora un uomo con i capelli lunghi faceva scandalo. Secondo alcuni, questa sua aggressività era dovuta, almeno in parte, a una grave minorazione, una gamba amputata, persa in guerra, che l’avrebbe reso particolarmente acido e ostile verso il mondo intero.
Frank Zappa si presenta vestito come il più trasandato degli hippie, con la chitarra e i capelli lunghissimi. Pyne lo guarda storto e gli dice: “Certo signor Zappa che a giudicare dai capelli lei è una signorina!”. Frank immediatamente risponde con una delle sue dosi di vetriolo: “Lei signor Pine, a giudicare dalla gamba, è un tavolino”.

Con la portata innovativa di Freak Out!, già dagli inizi Frank Zappa divide il pubblico tra fan e persone irritate dall’irriverenza dei testi, dalla loro ostentata trasandatezza e dalla musica stessa, che senza ritegno mischia “sacro” e profano, classica e rock. Comincia ad affinare la teatralità degli show delle Mothers Of Invention, che nel frattempo crescono, alla scuola-palestra della musica senza confine di Frank, sia come musicisti che come professionisti del palco. Ingber, troppo indisciplinato (e cannaiolo), viene licenziato: suonerà con i Fraternity Of Man, poi con la Magic Band di Beefheart e infine con i Little Feat.

Nel maggio del 1967 esce Absolutely Free, il secondo album da molti ritenuto uno dei migliori, dove Zappa approfondisce la strada tracciata dall’esordio. La copertina da già un’idea dell’opinione zappiana sulle radio Fm americane, riportando la scritta celebre “KILL UGLY RADIO!”. L’AmeriKa di Nixon, della guerra in Vietnam, degli hippie e delle loro illusioni di plastica, delle ipocrisie sessuofobe: tutto concentrato in spumeggianti idee musicali, canzoni in tempi inusuali e dispari. Romatiche canzonette composte ed eseguite per trarre in inganno l’ascoltatore, messaggi subliminali. Un disco memorabile. Un momento irripetibile, con versi come quelli di “Call Any Vegetable” – “(…) con i vegetali ho un ottimo rapporto: io li mangio e loro mi escono dal buco del culo” – o con numeri come “Plastic People”, con la celeberrima imitazione di Nixon che apostrofa “Fella America”.

Il gruppo ottiene un contratto stabile al Garrick Theatre a New York. Zappa sul palco diversifica la routine mettendo assieme uno show che chiamerà Pigs & Repugnant, una sorta di mini-opera nella quale fa salire sul palco militari, marine in uniforme e gente varia, e usa una grossa giraffa impagliata dalla quale spruzza panna montata sulle prime file. La fama di Zappa cresce rapidamente.

Sempre nel 1967, l’avvicinamento ai confini della musica sincretista con Lumpy Gravy, uscito a nome suo, registrato con organico allargato e primo esperimento con orchestra (che chiama con uno dei suoi incredibili nomignoli: Abnuceals Emuukha Electric Symphony Orchestra & Chorus). Il disco, denso di avanguardia e lucida follia, segna una tappa importante nell’evoluzione musicale di Zappa, così come il trionfale tour europeo dello stesso anno, che culmina con una mitica performance alla Royal Albert Hall a Londra.
Non a caso Lumpy Gravy è il disco che Zappa ha sempre detto essere il suo preferito. Infatti è il primo vero avvicinamento zappiano a quella musica “seria”, contemporanea, che in album successivi e meno acerbi, come Uncle Meat, troverà nicchie linguistiche più consapevoli.

Con l’uscita del successivo We’re Only In It For The Money, con la celebre copertina che fa parodia del Pepper beatlesiano, l’organico vede l’ingresso del multistrumentista di talento Ian Underwood, che resterà per parecchi anni il “braccio destro” del Maestro baffuto. La ricetta musicale è ancora quella di Freak Out! e Abolutely Free. Addirittura da segnalare un cameo di Eric Clapton, che recita testi stralunati con voce impostata. I due si erano conosciuti durante il tour londinese.

Il disco successivo, definito da Zappa “un tentativo delle Mothers of Invention di fare passare la loro musica ostile alla radio”, è un bizzarro, divertente, appassionato tributo al doo-woop e alla canzone d’amore stupida, a quel particolare tipo di rhythm’n’blues che segnò gli inizi dell’avventura zappiana. Alla seconda batteria (Jimmy Carl Black da solo non era sufficiente per le Mothers e già da anni era affiancato da Billy Mundi, che lascia prima di questo album per andare nei Rhinoceros) arriva Arthur Tripp III, percussionista orchestrale e musicista completo, che contribuisce non poco al nuovo “klang” delle Mothers. Brani come “Love Of My Life” resteranno richiesti live act per le future incarnazioni delle bands di Frank. Cruising With Ruben & The Jets è l’ultimo album che le Mothers of Invention pubblicheranno per la Verve. Zappa e il suo manager Herb Cohen fondano la Bizarre Records, grazie alla quale Frank voleva ottenere il controllo totale sul contenuto artistico delle sue opere e, poco dopo, la Straight etichetta con la quale voleva lanciare nuovi talenti, firmando con la Reprise Records (etichetta del gruppo Warner) la distribuzione.

Frank ZappaLe session febbrili che seguono a questa stimolante novità sono quanto mai prolifiche, con Zappa in una stanza che scrive le musiche e le Mothers che nell’altra registrano.
Il disco che ne esce nel 1968, è un altro doppio album, e segna uno dei vertici assoluti della produzione zappiana. Uncle Meat vede collage sonori, brani jazzy, tributi a Dolphy, Mingus e Waller miscelati con Stravinsky, Hendrix e Varése. Vero e proprio manifesto del verbo zappiano, questo doppio album rappresenta al meglio il progetto, la sintesi, il “sistema” globale di Frank. Ancora a oggi, forse, resta oggettivamente il suo album migliore.
Svettano il tema di “Uncle Meat” così come le variazioni di “King Kong”, lunga suite dal sapore free, “A Pound For A Brown On The Bus”, “Mr. Green Genes”, “Dog Breath in the Year Of The Plague”, solo per citare alcuni dei temi che verranno poi sviluppati nell’arco di tutta la carriera zappiana, con singolare continuità progettuale.

Intanto, per la Straight escono gemme come “Trout Mask Replica“, il capolavoro geniale di Captain Beefheart. Seguiranno grandi artisti come Alice Cooper, Tim Buckley, Judy Henske e Lenny Bruce, ma anche matti autentici come Wild Man Fisher, prodotto da Zappa o il famigerato albo delle GTOs (Girls Together Outragiousely), una bizzarra band di groupie ideata e gestita dal Nostro, e guidata dalla “famigerata” Pamela des Barres, amica di Frank, baby-sitter della figlia Moon, e ospite fissa in casa sua.

Nel 1969 Zappa, a nome suo, dà alla luce il suo disco forse più famoso, Hot Rats, che vede affermarsi sempre più il ruolo di Ian Underwood come sua spalla e offre un cameo di Captain Beefheart nei panni di “Willie The Pimp”, brano surreale cantato con voce di cartavetro. Ad aprire il disco, “Peaches En Regalia”, uno dei momenti più famosi e rappresentativi del sound zappiano. Usando un linguaggio moderno, lo diremmo un album di fusion, se questo termine non indicasse oggi musica di scarsa qualità, per cui meglio utilizzare il termine dell’epoca e dire che Frank Zappa esplorò i confini del jazz-rock.

Anche i dischi successivi sono di livello eccellente, come Burnt Weeny Sandwich, che sembra essere il terzo disco di Uncle Meat per la qualità espressa in tutte le composizioni, con un lungo brano “Little House I Used To Live In”, registrato dal vivo, che si avvale dello straordinario talento del violinsta blues di colore Don “Sugarcane” Harris, mentre “Holiday In Berlin”, con la sua overture, ricrea il sound di una stralunata jug-band. Riveste il ruolo di chitarra ritmica Llowell George, leader dei Little Feat.

Weasels Ripped My Flesh è una raccolta di outtake e brani che non hanno trovato posto nei dischi precedenti, ma ciò nonostante di altissimo livello qualitativo. Come la mitica “My Guitar Wants To Kill Your Mama”, le cui tematiche riecheggiano spunti alla Pete Townshend, o la stravinskiana “Toads Of The Short Forest”. Ancora suggestioni jazzy avanguardistiche con “The Eric Dolphy Memorial Barbecue”. Sebbene Frank abbia sempre dichiarato di essere totalmente estraneo al jazz, è evidente che ne sia stato attento ascoltatore, come dimostreranno gli album successivi.

Poi, la decisione di tornare on the road. Frank rinnova la band e il nome in Frank Zappa & The Mothers of Invention. Recluta i talenti vocali di Mark Volman e Howard Kaylan, ex Turtles, che si fanno chiamare Flo & Eddie e innesteranno elementi cabarettistici dell’act di Zappa. L’occasione è quella di iniziare le riprese di un film, “200 Motels”, che ritrae le avventure (a dir poco) di una rock-band on the road. Questa volta Frank riesce a portare a termine il progetto e il film, totalmente schizzato, esce nel 1971 per la United Artists. Oltre a Zappa e alle Mothers con Flo & Eddie, recitano nella pellicola anche Keith Moon degli Who, nei panni di una suora ninfomane, e Ringo Starr, nei panni dell’alter-ego di Zappa, vestito come Frank, con tanto di baffoni e pizzetto, poi un numero imprecisato di groupie, fan ecc., una orchestra sinfonica dall’organico mahleriano, con tanto di coro al quale Frank, assai divertito, fa cantare arie come quella di “Penis Dimension”, dal titolo eloquente.
Artisticamente risulta un po’ forzato, ma indubbiamente presenta segni di genio e porta Zappa a confrontarsi per la prima volta con una vera orchestra sinfonica. Una versione live di 200 Motels, che ben poco aveva a che fare con l’originale viene rappresentata all’Ucla con la Los Angeles Philarmonic, diretta da Zubin Metha: si tratta di una delle assolute vette artistiche di Zappa, fotografato in vero e proprio stato di grazia. Purtroppo, ne esiste traccia solo su bootleg, seppur più volte ristampato e di non difficile reperibilità.

Della divertente formazione delle Mothers con Flo & Eddie, che vedeva alla batteria il bluesman inglese Aynsley Dunbar, e della loro grassa satira testimoniano gli album successivi: Chunga’s Revenge, l’album più rock finora prodotto da Zappa, in cui ha occasione di mettersi in luce quale chitarrista visionario e straordinariamente dotato, e i satirici Live At Fillmore East, June 1971 e Just Another Band from L.A., che uscità l’anno seguente, nel marzo del 1972. Il primo vede sul palco, con le Mothers, John Lennon e Yoko Ono, ma le registrazioni saranno omesse dal disco di Zappa per motivi legali e pubblicate da Lennon nell’album doppio del 1972 “Sometimes in New York City”. Zappa le farà uscire, rimasterizzate, anni dopo. Il secondo ospita un classico live delle Mothers di quegli anni, la buffissima storia di “Billy The Mountain” (Billy, la montagna e sua moglie Ethel, un albero).

Il tour invernale del 1971 si rivela il più disastroso: il 4 dicembre, le Mothers suonano al festival jazz di Montreaux, sul lago di Ginevra. Nel mezzo del solo di moog di Don Preston in “King Kong”, il teatro prende fuoco e tutta la strumentazione delle Mothers verrà distrutta. I Deep Purple, che erano in cartellone sul posto, documenteranno il disastro nella celeberrima canzone “Smoke On The Water”.
Neanche una settimana dopo, a Londra, durante la prima delle due sere delle Mothers al Raindow Theatre, Frank viene aggredito da un tipo ubriaco durante il bis. “Suonavamo ‘I Want To Hold Your Hand’, quando questo tipo salta sul palco urlando che avevo fatto l’occhiolino alla sua ragazza! Dopo mi sono svegliato dolorante nella buca dell’orchestra”. Le fratture multiple (compresa quella della laringe) che Zappa riporta in quell’occasione non solo gli fanno cancellare tutto il tour europeo, già interamente esaurito in prevendita, ma lo inchiodano su una sedia a rotelle per la maggior parte del 1972.

Zappa edita le musiche del film 200 Motels e le fa uscire come soundtrack in un doppio Lp per la United Artists nel 1971. L’album omonimo non offre grandi soddisfazioni commerciali a Frank: senza la follia visuale del film – boicottato dalla distribuzione quasi ovunque – le sole musiche risultano difficili per un pubblico rock e non interessano al pubblico pop.

Ben lungi dal perdersi d’animo, Frank lavora febbrilmente a due album che vedono l’organico delle Mothers espanso verso la struttura della “big band” di stampo jazzistico. Waka/Jawaka, il primo dei due album, trova nel brano “Big Swifty” la realizzazione del grande sincretismo zappiano che unisce il jazz di Ellington e Mingus con la verve ritmica di Stravinsky e il funk nero.
La direzione segnata dal precedente disco è perfezionata nel capolavoro successivo The Grand Wazoo, del 1972, album spumeggiante e ricco di melodie oblique, sospese tra jazz, funk, classica e rock. Con composizioni mature e formalmente perfette Frank chiude la sua esperienza jazzy. George Duke regala un uso del piano Rhodes che farà scuola. Un equilibrio incredibile di suoni e melodie. Zappa riceve encomi dalla critica e soddisfazioni dalle vendite.

Squadra vincente non si cambia? Giammai nel mondo di Zappa! Le nuove Mothers sfornano un album diverso per il 1973. Abbandonata la Bizarre (e soprattutto la fallimentare Straight), Zappa firma con la Warner Bros la distribuzione della sua nuova etichetta la DiscReet (Tom Waits sarà lanciato dalla nuova label poco dopo).
In studio Zappa concepisce un disco di canzoni rock ricche di doppi sensi sessuali e atmosfere torbide, avvalendosi dei contributi vocali di Tina Turner (non accreditata per varie beghe sul disco) ai micidiali coretti, del jazzisti Jean-Luc Ponty al violino, del grande George Duke alle tastiere al grande Napoleon Murphy Brock al sax e voce.
Overnite Sensation sarà l’unico album di Frank nel 1973. “Camarilla Brillo” e “Dirty Love” saranno successi di pubblico. In “I’m The Slime”, Zappa denuncia i pericoli ai quali è sottoposto un pubblico sempre più dipendente dalla televisione. Lo stesso anno inizia le sessione di registrazione di un altro dei suoi dischi di maggior successo, il capolavoro rock Apostrophe (‘), che vedrà ancora una volta l’organico allargato con il contributo di Jack Bruce al basso. Una sequenza micidiale di canzoni rock, blues, motivetti stravinskiani: Zappa esplora a fondo il rock. Irresistibile. Come Nanook, l’eschimese superdotato, le sue avventure sulla Tundra e gli avvisi sulla pericolosità nell’ingerire “neve gialla”. Uno dei suoi dischi più divertenti e di maggior successo.

Il tour seguente viene documentato dal geniale live-album Roxy And Elsewhere, che mostra ancora una volta, nonostante gli stravolgimenti di formazione, Frank e le Mothers in vero e proprio stato di grazia, con una band veramente incredibile, fatta di talenti come la percussionista Ruth Underwood (moglie di Ian e membro di spicco della Hamilton Face Band) e del lead vocalist e sax player Napoleon Murphy Brock, che si lancia sovente in trascinanti melting solos con la Gibson SG di Frank e il minimoog di George. Dominano il grande senso dell’humor e la teatralità, con sketch musicali veramente divertenti e assai meno “pesanti” di quelli di Flo & Eddie. Ascoltare per credere “Village Of The Sun”, brano incredibile sulla cittadina di Palmdale “dove si allevano i tacchini!”, con arrangiamenti pazzeschi e una trascinante energia.

Più o meno nella stessa formazione, con Chester Thompson alla batteria e un cameo di Captain Beefheart all’armonica (sotto lo pseudonimo di Bloodshoot Rollin’ Red) e Johnny Guitar Watson, Zappa nel 1975 pubblica One Size Fits All, altro suo capolavoro rock. Qui con brani come “Inca Roads” tra jazz e progressive, o “Sofa”, valzerone teutonico strampalato e irresistibile, divenuto uno tra i suoi pezzi più celebri, Frank raggiunge il massimo della sua “incarnazione” rock. Si alternano soli di chitarra travolgenti e intelligenti, con quello stile così inconfondibile e personale, ispirato non tanto a scale blues o modali, ma allo spigoloso parlato umano, trascinanti groove basso/batteria, spesso in intricati tempi composti, resi però piacevolmente fruibili dal genio zappiano nell’arrangiare, impastare, trasformare musica e stili così diversi. Cambiamenti di tempo, repentini, ma anche di genere, di struttura. “Pojama People” e “Inca Roads” contengono due dei più impressionanti assoli di chitarra di Zappa.

Il successivo Bongo Fury è il tour di quell’anno, intrapreso assieme al vecchio amico Beefheart e documentato su Lp, dove letture delle stralunate poesie di VanVliet sono frammiste a brani rock tirati come “Carolina Hard Core Ecstasy”. Un disco interessante, ma piuttosto discontinuo.

Un altro profondo cambiamento di formazione e di etichetta segna il successivo Zoot Allures, che esce nell’ottobre del 1976 per la Warner, dopo che è fallita l’esperienza della DiscReet e Zappa ha litigato, con relativa causa legale, col manager Herb Cohen. Zoot Allures, realizzato frettolosamente per adempimenti contrattuali, vede i giovanissimi talenti di Terry Bozzio alla batteria e Patrick O’Hearn al basso, anche se in molti brani è lo stesso Zappa suonare più strumenti, basso incluso. La formula è ancora quella del rock diretto, ma a parte un paio di episodi felici, quali “Torture Nvere Stops”, o il brano omonimo e un azzeccato assolo live strumentale, “Black Napkins”, il disco non riesce a mantenere la qualità dei precedenti. In questo periodo Zappa produce “Good Singin’, Good Playin’” dei Grand Funk Railroad, suonando anche un duetto mozzafiato alla chitarra, sotto pseudonimo, con Mark Farner.

Il riscatto arriva con l’album successivo, registrato live e uscito nel marzo del 1978. Zappa In New York è un disco doppio, con organico esteso e orchestra da camera jazz, che mostra Zappa concentrato sulla composizione, con brani come “The Black Page”, originariamente scritto come solo di batteria per Bozzio o “The Purple Lagoon”, per large ensemble. Un disco memorabile, con Bozzio nei panni del diavolo in “Titties & Beer”, che diverrà un brano assai richiesto dal vivo. “The Illinois Enema Bandit”, tratto da un bizzarro fatto di cronaca locale, è la storia di un rapinatore che praticava clisteri alle proprie vittime. Poi, “Honey, Don’t You Want A Man Like Me?”, straordinario brano di cabaret musicale, dove la band mostra il proprio straordinario virtuosismo.

Qui inizia una delle più celebri beghe zappiane: mentre Frank stava lavorando febbrilmente al nuovo album, un cofanetto che avrebbe dovuto chiamarsi Leather, la Warner Bros pretende, invece, che le fornisca subito tre album singoli. Vengono così pubblicati ben tre album di nastri zappiani registrati nel corso degli anni precedenti senza l’autorizzazione di Frank, con copertine senza note e nemmeno i nomi dei musicisti. Studio Tan esce in ottobre 1978. Contiene “The Adventures Of Greggary Peccary” cavallo di battaglia dei live delle Mothers, che parodizza Gregory Peck. E subito dopo, nei primi mesi del 1979, vengono stampati Sleep Dirt e Orchestral Favorites.
Nonostante gli album siano di buona qualità, Zappa va su tutte le furie, intenta causa legale alla Warner (che poi vincerà) e si reca in un’emittente radiofonica con i nastri di Leather sotto il braccio. Invitando la gente a registrarselo, trasmette gratis l’intero lavoro. Da qui un florilegio di bootleg di quei nastri, tra i quali “The Dead Girls Of London”, un brano che vede Van Morrison nel ruolo di lead vocalist.

Instancabile, Frank fonda sempre nel 1979 la Zappa Records, firmando stavolta un accordo distributivo con la Cbs e iniziando con Sheik Yerbouti una nuova stagione, sempre sotto l’insegna del rock più innovativo e stralunato, con parodie di Dylan (in “Flake”) e Frampton (il cui grande successo del momento, “I’m In You”, diviene “I Have Been In You”), stavolta aggiungendo alla lunga serie dei talenti da lui scoperti e lanciati il grande Adrian Belew, chitarrista dallo stile inconfondibile e dal visionario, innovativo talento. Documenta il tour del 1979 il lungometraggio Baby Snakes, la cui colonna sonora uscirà in picture-disc nel marzo del 1983.

Il 1979, anno assai prolifico, vede anche l’uscita della saga di Joe’s Garage, incredibile opera rock che si svolge su ben tre Lp, in cui Zappa immagina che, in un claustrofobico futuro orwelliano, la musica venga dichiarata illegale al fine di ottenere nuovi criminali. Anche quest’album (uscito originariamente come Lp singolo – “Act I” in settembre, seguito da un doppio album, “Act II & III” in novembre) rappresenta una delle vette creative dello Zappa-rock, grazie anche all’apporto di collaboratori straordinari come Vinnie Colaiuta alla batteria, Art Barrow e Patrick O’Hearn al basso, l’italo-americano Warren Cuccurullo, poi coi Duran Duran (sic!) alla chitarra e il grande Ike Willis alla voce solista, nella parte di Joe.
Nell’ultimo volume di Joe’s Garage, un brano costruito da un lungo solo di chitarra su un tempo di 9/8, “Watermelon In Easter Hay”, consacra definitivamente Frank nell’Olimpo dei grandi chitarristi rock. L’autorevole rivista Guitar Player gli dedica copertina e ampio spazio retrospettivo.

Nel 1981 Zappa, sollecitato dalla stima ricevuta dalla stampa specializzata, minaccia un album dodecuplo di soli di chitarra, che fortunatamente vede la luce solo come triplo, disponibile inizialmente solo per corrispondenza, e poi uscito in cofanetto per la Cbs. Il buffo titolo Shut Up And Play The Guitar e la qualità dei soli mozzafiato, tutti rigorosamente live, ivi contenuti rendono presto l’album uno dei classici della chitarra rock.

Un giovanissimo e sconosciuto chitarrista si prende la briga di trascrivere su partitura queste oltre tre ore di improvvisazioni del Maestro e di recapitargliele pieno di devozione e ammirazione. Verrà reclutato nella nuova band di Frank. Il suo nome è Steve Vai e diventerà uno dei più grandi guitar heroes negli anni 90.

Intanto la Zappa Records viene abbandonata per una nuova etichetta, la Barking Pumpkin Records, e viene firmato un contratto per la distribuzione con la Emi. Viene anche fondata una società per la vendita per corrispondenza dei dischi e del merchandising di Frank, la Barfko Swill. Tuttora operativa, e sempre gestita dalla simpaticissima moglie Gail, distribuisce anche prodotti esclusivi, come dischi di inediti a tiratura limitata o riedizioni di vecchi album in cofanetto: proprio di questi anni, gli Old Masters: Zappa ottiene con l’ennesima annosa causa dalla Mgm/Verve la restituzione dei diritti sui vecchi album degli esordi delle Mothers Of Invention e li ripubblica in cofanetti, re-incidendo basso e batteria in alcune tracce, suscitando perplessità nella critica e scandalo tra i fan più incalliti.

Un live Tinseltown Rebellion e un album parzialmente in studio You Are What You Is, entrambi satirici, doppi e rock, chiudono il prolifico 1981.
Da quest’ultimo Frank trae un singolo “Goblin Girl” e un videoclip (folle, come tutti gli altri) del brano con il quale prende in giro Michael Jackson, “You Are What You Is” “(…) Io strano? Michael Jackson è strano!”. Girerà persino sulla neonata Mtv.

L’anno successivo vede Zappa in tour mondiale (anche in Italia) poco dopo l’uscita dell’album Ship Arriving Too Late To Save A Drowning Witch, che contiene “Valley Girl”, singolo di inaspettato, incredibile successo, che Frank ha inciso insieme alla figlia adolescente Moon, nel quale quest’ultima imita la parlata tipica delle coetanee dei sobborghi di Los Angeles e dei loro miti vuoti e superficiali.
In Italia, Frank suona in luglio a Milano, Parco Redecesio, con Steve Vai alla “Stunt Guitar”. Il concerto è memorabile, nonostante tutto: Zappa viene attaccato da una nube di zanzare fameliche; ragazzi che si bucano nelle prime file sotto il palco, incredibile canicola, oggetti tirati sul palco ecc.
La copertina del disco seguente, che uscirà nel marzo del 1983, The Man From Utopia viene commissionata da Frank a Tanino Liberatore, il creatore di Ranx Xerox, e ritrae proprio uno Zappa/Xerox che combatte con le zanzare. In questo album Frank esplora gli antri ritmici attraverso sincopi e ritardi, cosa che aveva già iniziato ai tempi di Sheik Yerbouti. Il brano “The Dangerous Kitchen” ne è un esempio. Ma svettano anche “Cocaine Decisions”, brano contro l’abuso della cocaina nel plastico mondo degli yuppie di Times Square, e “Stick Together”, satira asprissima contro lo strapotere sindacale in America (immaginatevi cosa avrebbe scritto da noi!).

Il massacrante tour del 1982 consente a Frank di raccogliere fondi sufficienti a coronare un suo grande sogno: vedere eseguita la sua musica da un’orchestra sinfonica. Il grande amore di Frank adolescente per Edgar Varèse, Igor Stravinsky e Anton Webern era sempre stato coltivato nella sua carriera. In alcune occasioni, come durante le registrazioni di Lumpy Gravy oppure nelle versioni di 200 Motels, sia disco-cinematografica che nella magica serata con Zubin Metha del 1970, Zappa aveva sperimentato la musica orchestrale con piccole o medie orchestre. Ma salvo poche eccezioni non si trattava di “serious music” vera e propria. Reclutata la London Symphony Orchestra in pompa magna e il giovane ma promettente direttore Kent Nagano, Frank vola a Londra con sotto il braccio partiture per grande orchestra sinfonica costate anni e anni di febbrile, instancabile lavoro.

Una cosa che Zappa non mise in conto, da workholic quale era, era il grado di sindacalizzazione degli orchestrali della Lso. Viola di rabbia, deve aspettare “riposini” ogni due ore, si incazza come una bestia per l’imprecisione nelle esecuzioni, per avere scoperto qualche musicista che “faceva finta di suonare” (“…e io se faccio finta di pagarlo, eh? No: c’e’ il sindacato che lo protegge!…”), per la qualità della registrazione ecc. Comunque da quelle registrazioni saranno prodotti due album, London Symphony Orchestra vol. I e II, il primo pubblicato nel giugno del 1983, mentre il secondo uscirà solo nel giugno del 1987.
Due lavori in cui il talento di Zappa, così come le sue influenze da Stravinsky a Varèse, saranno tanto evidenti da interessare addirittura il guru della musica contemporanea, il compositore e direttore d’orchestra francese Pierre Boulez, che commissionerà a Frank un brano per la sua orchestra da camera, il mitico Ensemble Intercontemporain. Il risultato è The Perfect Stranger: brano visionario, che viene pubblicato da Zappa in un album omonimo e che vede anche composizioni eseguite sul Synclavier, costosissima macchina musicale all’avanguardia all’epoca “Posso suonare quello che voglio, senza perdere tempo a fare capire a un cazzone di bassista un 19/8. E inoltre non ha bisogno di riposini”. In realtà Frank scrive musica proprio al fine di sfruttare le possibilità tonali del Synclavier.

Them Or Us, album rock, esce invece in contemporanea con il 1984 world tour, che tocca ancora l’Italia. Il disco presenta brani registrati live e poi sovraincisi in studio, come ormai impone il metodo zappiano di registrazione. Si segnalano “The Closer You Are”, ancora un tributo al doo-woop, e una cover di “Whipping Post” degli Allman Brothers, brano che era stato chiesto come bis da un fan durante una data del tour del ’79 cogliendo di sorpresa la band. Da allora, un classico live dove Frank ha spazio per mostrare, ancora una volta, il suo talento anche in veste di chitarrista blues.

Nel frattempo, mette in scena un’opera rock-teatrale: Thing-Fish, con conseguente album triplo che esce sempre nello stesso anno. E’ una satira sociale, probabilmente comprensibile solo per gli abitanti di North Hollywood, anche se presenta elementi tutt’altro che banali. Per tutta risposta a chi lo aveva accusato di scrivere musica classica troppo difficile, Frank si inventa un antenato, tal Francesco Zappa, milanese del XVIII secolo, al quale Mozart sottrasse minuetti. Pubblica un Lp a nome dell’antenato, Francesco Zappa, appunto, interamente composto di ironici e buffissimi minuetti mozartiani scritti ed eseguiti da Frank sul Synclavier, col quale chiude il prolifico 1984.

In questo stesso periodo, trova anche il tempo di combattere al congresso una furiosa battaglia contro la censura dei testi operata da una sorta di “lega delle mamme benpensanti”, capitanata da una moglie di un senatore repubblicano.

Nel novembre1985 esce l’album Frank Zappa Meets The Mothers Of Prevention, che contiene “Porn Wars”, esilarante rap bigotto con frammenti di discorsi di politici e predicatori. Frank ne edita anche una versione per il mercato europeo, senza il brano, essenzialmente legato all’attualità statunitense e, quindi, di scarso interesse per il pubblico europeo. Una canzone rock “We’re Turning Again” celebra i suoi grandi amici trapassati e trasformati in mito dal music-business, Jimi, Janis e John. Ancora tanto Synclavier per brani visionari su poliritmi da cardiopalma come “Little Beige Sambo” o “Alien Orifice”, ma anche un buffo swing stralunato come “Yo Cats”.

L’anno successivo, in gennaio, esce Does Humour Belongs In Music, il primo album di Frank Zappa, live ancora una volta, ad essere stampato solo nell’allora nuovissimo formato digitale cd, tecnologia della quale Zappa è strenuo difensore, anche contro la schiera di audiofili che sin dagli inizi storce il naso di fronte al suono digitale. In novembre Frank pubblica un ulteriore album, quasi interamente eseguito al Synclavier, l’eccellente Jazz From Hell, che contiene una delle composizioni più incredibili, “G-Spot Tornado”, con frazioni ritmiche mozzafiato, e il live “St. Etienne”, registrato nell’omonima cittadina francese, che è impreziosito da un meraviglioso assolo di chitarra.

Il 1988 vede Zappa tornare on the road, con una big band composta da vecchie conoscenze come il trombonista Bruce Fowler, ma anche con nuovi talenti come il chitarrista e tastierista Mike Keneally. Prima di partire in tour, pubblica Guitar, doppio album di soli, seguito ideale di Shut Up And Play Your Guitar, e Broadway The Hard Way, album di canzoni fortemente politicizzato nel quale Zappa devasta i predicatori televisivi (“Jesus Thinks You’re a Jerk”) e i repubblicani in brani come “Dickie’s Such An Asshole”. Degna di nota anche la cover di “Murder By Numbers” con un cameo di Sting alla voce.

Il tour è un successo. Zappa organizza un’esilarante versione del Bolero di Ravel, così come la cover del celeberrimo riff di “In-A-Gadda-Da-Vida”, degli Iron Butterfly, miscelandolo con temi e ritmi di Stravinsky. Altre cover eseguite sono quelle di “Stairway To Heaven” e “Strawberry Fields Forever”.

Due dischi doppi, usciti nel 1991, The Best Band You Never Heard In Your Live e Make A Jazz Noise Here, testimoniano della qualità della band. Ironia, ottoni che sbuffano irriverenti sberleffi al jazz, alla classica, al rock. La big band di Zappa del 1988 è una meraviglia anche da vedersi: balletti, teatralità e perizia incredibile nell’eseguite le intricatissime partiture di Frank.
Nel frattempo, esce una sfilza di cd doppi e tripli che collezionano esibizioni live lungo l’intera carriera zappiana. La serie di sei volumi si chiama You Can’t Do That On Stage Anymore.

Il doppio Playground Psychotics esce nel novembre 1992 e vede vecchie registrazioni inedite delle Mothers Of Invention del 1968 sepolte negli sconfinati archivi zappiani, così come Ahead Of Their Time. Entrambe le copertine vengono affidate al vecchio grafico e amico di Frank, Cal Shankel.

Nonostante gli venga diagnosticato un cancro alla prostata, Zappa, pur sofferente, si dedica anima e corpo a due progetti: The Yellow Shark, uscito nell’ottobre 1993, che sarà l’ultimo album pubblicato da Frank in vita. E’ un altro disco mozzafiato, che vede Zappa riarrangiare brani vecchi e comporne altri nuovi per l’eccezionale orchestra da camera Ensemble Modern, i cui musicisti si sono addirittura auto-tassati per raccogliere i fondi necessari per volare dalla Germania a Los Angeles e provare mesi e mesi insieme al compositore americano.
The Yellow Shark verrà rappresentato a Francoforte in Germania e Frank, nonostante la sua salute sia agli sgoccioli, riuscirà a salire sul palco a dirigere alcuni brani.

Da segnalare anche Civilization, Phaze III, che uscirà postumo nel 1994 e che assorbe le ultime energie compositive di Zappa, segnando un’importante svolta verso la musique concrete, con lo studio dei riverberi naturali del pianoforte Bösendorfer Imperial.

Nel 2015 vede finalmente la luce l’ultimo disco in studio realizzato da Zappa prima del decesso, nel 1993. Dance Me This, fatidico numero 100 della discografia, lascia da parte la magniloquenza dei lavori per ensemble e orchestra ma senza rinunciare a un concept sonoro complesso, muovendosi in alcuni frangenti per lui ancora inesplorati. Superati infatti i primi due brani incentrati sul Synclavier, l’attenzione si sposta bruscamente su una sorta di buco nero in cinque movimenti: “Wolf Harbor” è una suite contemporanea del tutto scevra da ironia, dove persino certi sbuffi equini diventano elementi organici all’insieme.
A dominare lo scenario sono percussioni tonali e tamburi, in un florilegio di rimbombi e tintinii disorientanti, affiancati da respiri elettronici da studio di fonologia. Se dovessimo adottare un metro di valutazione “accademico”, la citeremmo tra le prove più mature dello Zappa compositore, che intese l’intero album come una base per gruppi di danza moderna.
Con la stessa disinvoltura che l’aveva introdotta, la suite sfuma nel tuvan throat singing di inizio disco, per due brevi momenti che hanno il valore di puri intermezzi, prima della ridiscesa nella seriosità di “Piano”, un assolo in cui si manifesta tutta l’irruenza delle sonate bouleziane.
“Calculus” è una non-chiusura che riprende il vibrante cantato diplofonico, mentre sul fondo la sezione ritmica accelera e rallenta come una pellicola impazzita, dando un ultimo effetto di straniamento a un’opera dal significato già di per sé imperscrutabile.

Frank Vincent Zappa, compositore americano, parte per il suo ultimo tour il 4 dicembre 1993. Dopo usciranno solo frammentari album postumi. Poco importa. Ciò che invece resta è la sua incredibile musica, il suo essere testimone attento e vigile del suo tempo, l’aver saputo vedere al di là dei miti e delle facili suggestioni, l’avere rifiutato coraggiosamente posizioni comode, l’avere sempre saputo steccare nel coro di conformismo culturale. Il suo lascito culturale e musicale è enorme. Fortunatamente oggi la sua musica viene suonata nei festival e nei programmi dei concerti di musica classica contemporanea. Anche in Italia ricordiamo una memorabile rappresentazione, dal grande valore simbolico, del Divertimento Ensemble de The Yellow Shark alla Scala di Milano (cosa che avrebbe fatto piacere a Zappa), consacrandolo tra i musicisti contemporanei.
L’influenza che Zappa ha esercitato sulla musica pop e non solo è immensa, e seconda forse solo ai Beatles. Come scrisse Pierre Boulez, “per Frank Zappa verrà il tempo in cui gli verrà riconosciuto il giusto merito, ossia di essere uno dei più grandi compositori del 900”.

Frank Zappa
Discografia
Freak Out! (1966)

9

Absolutely Free (1967)

9

Lumpy Gravy (1967)

7,5

We’re Only In It For The Money (1968)

8

Cruising With Ruben & The Jets (1968)

6

Uncle Meat (1969)

9

Mothermania (1969)
Hot Rats (1969)

8

Burnt Weeny Sandwich (1969)

8

Weasels Ripped My Flesh (1970)

7

Chunga’s Revenge (1970)

6

Fillmore East – June 1971 (1971)

7

200 Motels (1971)

6

Just Another Band From L.A. (1972)

6,5

The Grand Wazoo (1972)

7,5

Waka/Jawaka (1972)

7

Overnite Sensation (1973)

6

Apostrophe(‘) (1974)

7

Roxy & Elsewhere (1974)

7

One Size Fits All (1975)

7

Bongo Fury (1975)

5

Zoot Allures (1976)

5

Zappa In New York (1978)

7

Studio Tan (1978)

6,5

Sleep Dirt (1979)

6,5

Sheik Yerbouti (1979)

7,5

Orchestral Favorites (1979)

7

Joe’s Garage (1979)

7

Tinseltown Rebellion (live, 1981)

6

Shut Up ‘N’ Play Yer Guitar (1981)

6,5

You Are What You Is (1981)

6

Ship Arriving Too Late To Save A Drowning Witch (1982)

5

The Man From Utopia (1983)

6

Baby Snakes (1983)

7

London Symphony Orchestra vol 1 (1983)

7

The Perfect Stranger (1984)

7

Them Or Us (1984)

6

Thing-Fish (1984)

5

Francesco Zappa (1984)

6

FZ Meets The Mothers Of Prevention (1985)

6,5

Does Humor Belong In Music? (1986)

7

Jazz From Hell (1986)

8

London Symphony Orchestra vol 2 (1987)

7

Guitar (1988)

6,5

You Can’t Do That On Stage Anymore vol 1 (1988)

6,5

You Can’t Do That On Stage Anymore vol 2 (1988)

6,5

Broadway The Hard Way (1988)

7

You Can’t Do That On Stage Anymore vol 3 (1989)

6,5

The Best Band You Never Heard In Your Life (1991)

7

You Can’t Do That On Stage Anymore vol 4 (1991)

6,5

Make A Jazz Noise Here (1991)

7

You Can’t Do That On Stage Anymore vol 5 (1992)

6,5

You Can’t Do That On Stage Anymore vol 6 (1992)

6,5

Playground Psychotics (1992)

8

Ahead Of Their Time (1993)

7

The Yellow Shark (1993)

8

The Rage And The Fury: The Music Of Edgar Varèse (1993)
Civilization, Phaze III (1994)

7

Strictly Commercial (antologia, 1995)

The Lost Episodes (antologia, 1996)

Läther (1996)
Dance Me This (2015)